FURY di David Ayer

Non so se mi sto montando la testa io da quando ho deciso di aprire il blog, o se questo è l'ennesimo caso di un buon film fatto passare per capolavoro ultradecennale dagli ormai strabusati titoloni che gridano al miracolo. Se vi siete fatti un'idea condividetela con me, magari scopro che devo far dialogare un po' di più le mie suole con la terra. O magari mi dite che effettivamente Fury non è l'opera cinematorafica perfetta che tutti hanno strillato.
Ok, abbiamo fatto le dovute premesse, ma poi il film com'è? Bello, molto, su questo non ci piove. C'è questa piccola squadra composta da quattro unità che hanno perso la quinta da pochissimo, tanto che il suo cadavere è ancora nel carro armato. Il legame strano ma forte che lega questi uomini, e le loro diversissime personalità, viene subito fuori. Credo sia proprio questa la vera forza del film, che non offre molte battaglie (ne ho contate tre), ma mostra come anche all'interno di uno spazio angusto e buio come quello di un carro armato possa nascere una famiglia. Sotto la guida del paterno sergente Collier, interpretato dal solito ottimo Brad Pitt che ci rimanda tutta la sofferenza di quest'uomo, i suoi uomini si sentono fratelli ancor prima che compagni d'armi, nonostante i loro caratteri siano fortemente diversi. Ho intravisto un dualismo tuttavia tra di loro, con il bravissimo John "Shane" Bernthal, alias Coon-Ass e Micheal Pena detto "Gordo" più simili nei modi prepotenti e cafoni (tanto per usare un eufemismo), e poi Pitt e Shia LaBeouf, alias "Bibbia" Swan, uniti dalla fede che tentano in tutti i modi di mantenere integra nonostante gli orrori che vivono ormai da anni sui campi di battaglia. Le interpretazioni sono davvero lodevoli, in particolar modo quella di Bernthal che incarna uno zoticone che, almeno all'apparenza, ha la sensibilità di uno zombie (eh-eh!). Uomini che la guerra ha forgiato rivestendoli di una corazza resistente come quella del carro armato nel quale condividono le loro vite, uomini che hanno capito ormai da tempo che l'unico modo per uscirne vivi è andare avanti sempre e comunque, passando sopra a tutto, amore, compagni, il proprio cuore, come un mezzo cingolato.
E' questa la lezione che fin da subito cercano di impartire al piccoletto del gruppo, un povero disgraziato dattilografo inviato a sotituire il mitragliere da poco deceduto. 
 
"Quella è casa tua. Esegui gli ordini e non affezionarti a nessuno."
 
I primi ordini che Collie impartisce al giovane Norman, dopo aver inveito per la nuova, giovanissima vita che gli viene posta tra le mani a pochissimo tempo di distanza dalla perdita dell'ultima. Nonostante le apparenze, anche gli altri prenderanno il nuovo compagno sotto la loro ala protettiva, ognuno con i suoi modi, regalandoci una storia molto toccante che va però cercata sotto la scorza ricoperta di sangue e fango. Norman dovrà trovare il suo personale boccaporto se vorrà proteggersi e sopravvivere agli orrori della guerra, come in un rito di iniziazione dovrà affrontare l'inevitabile prova dell'omicidio per riuscirci. Collie e i suoi uomini lo sanno bene, e sanno che la Guerra non lascia spazio a sentimentalismi e comprensioni, è l'apoteosi dei nostri istinti più oscuri, ogni minuto passato sul campo di battaglia è sempre e solo una questione di vita o di morte. Per questo si mostreranno cinici, bastardi e anche parecchio stronzi nei confronti della giovane recluta, perché sanno che prima si libererà delle catene della sua coscienza, e prima diverrà un soldato in grado di combattere e difendere se stesso e l'unità.
 
Il giovanissimo Logan Lerman veste alla grande i panni del novellino, trasmettendo tutta l'angoscia e la disperazione di un piccolo uomo che si ritrova improvvisamente catapultato in un mondo di morte, nel quale anche la tua più piccola indecisione può costare la vita dei tuoi compagni, o la tua. Il legame padre-figlio che si creerà con il sergente culmina nella scena della presa della città e del raro momento di tranquillità che il suo superiore riuscirà a ritagliare per loro due e le due donne civili. Il personaggio di Pitt è amabile senza (grazie al cielo) risultare stucchevole, o pomposo. Un uomo buono dal polso duro, che conosce i suoi uomini come un padre sa conoscere i suoi figli, sapendo bene quanta corda lasciare e quando è il momento di rimettere tutti in riga con polso. Ricorda molto da vicino il John Miller di Tom Hanks nell'indimenticabile "Salvate il soldato Ryan", e a ben vedere c'è molto di questo film in Fury: c'è la squadra di soldati tenuti insieme dal rispetto e l'affetto che nutrono nei confronti del loro superiore, c'è questi che ha tutti i tratti del buon padre di famiglia che si sobbarca la responsabilità della vita dei suoi uomini, patendo tutta la sofferenza della perdita quando sente di fallire lasciando che uno di essi muoia. E c'è anche la disperata battaglia finale, ennesima rielaborazione del mito dei 300 Spartani contro un nemico di numero nettamente superiore. Purtroppo è qui che il film perde, a causa di una battaglia finale pianificata male, le dinamiche risultano troppo poco credibili (andiamo su, è bastato un ragazzino per mettere fuori uso un carro armato, e poi un'intera squadriglia si SS fa sta misera figura?). Colpa del solito fattore americanata che la fa da padrone per quasi tutta la durata della battaglia, salvo (fortunatamente) non investire gli eroi di quella corazza invulnerabile che alla fine gli permette di ergersi vittoriosi, ed incolumi, al di sopra del mucchio di nemici abbattuti...


Insomma, ho trovato Fury un ottimo film che sa raccontare molto bene "l'uomo-soldato" e i suoi tormenti, in questo il regista è riuscito perfettamente nei suoi intenti. Con un finale diverso forse i titoloni da fanfara che lo hanno preceduto sarebbero stati più condivisibili.


VOTO 8-

"La senti? LA SENTI?! Si chima GUERRA!"


Commenti

  1. Sono d'accordo con tutto.
    Hai pigiato meno di me sui problemi e hai manifestato un'empatia per i personaggi senz'altro maggiore della mia.
    Forse hai tralasciato troppo la parte "tecnica", davvero mirabile.
    Ma, come dici, secondo me è la componente psicologica e l'interazione tra i 5 la vera anima del film.
    Non vedendo praticamente serie non conoscevo l'attore che citi qua. Mi hanno detto che il suo personaggio è praticamente identico a quello che fa nella serie (mi pare the walking dead)

    sul voto io sono molto sotto ma ci sta perfettamente il tuo

    non i 10 ;)

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    1. Ti ringrazio Giuseppe :) in realtà non trovo molte analogie tra Coon-Ass e Shane di TWD, se non nella sfiga di vedersi negare una donna! XD I personaggio della serie non è uno zoticone come quello del film.
      Il bello del confrontarsi sta proprio nel trovare quasi sempre nelle parole degli altri quello che si è tralasciato nelle proprie, no?

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  2. Come già ti dicevo per me gli scivoloni di questa sceneggiatura sono più che degli scivoloni! Mi è piaciuta molto la tua lettura, ma dal film fa fatica a emergere, si perde... alla fine tutto risulta molto falso. Peccato perchè effettivamente il film è bello da vedere.

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    1. È sempre una questione di soggettività, di gusti personali ;) il prossimo della lista è Maggie, non vedo l'ora di guardarlo!
      Grazie per i complimenti comunque :)

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  3. Sono d'accordo con te.Non è un capolavoro, ma si lascia vedere. Il problema più grosso per me del film è la sceneggiatura, buona ma in certi punti traballante (la scena del pranzo "fuori casa" l'avrei evitata). Ho trovato Brad Pitt poco adatto al ruolo,sarà che di mio non lo digerisco granché, ma avrei preferito un'altro attore.

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  4. Cosa non ti ha convinto della scena che hai citato?

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    1. è troppo lunga, capisco l'idea di dare una parentesi di vita tranquilla per far risaltare l'assurdità della guerra (e far maturare la giovane recluta con la scena successiva), ma il minutaggio era eccessivo. Il tutto degenera sopratutto nella parte dove entrano gli altri membri dell'equipaggio e si mettono a mangiare, per poi litigare tra di loro, sembra più Nonna Pitt e i giovani carristi. Non sono riuscito a capire dove volesse andare a parare il regista, (L'impressione è quella che il regista volesse allungare un po il brodo).

      Rimane un film godibile, ma non è certamente un capolavoro. .

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    2. Si, capisco cosa vuoi dire. Io penso che non avesse altra funzione se non quella di mostrare dettagli in più sul rapporto tra i componenti del gruppo. Sembra di assistere ad una sceneggiata di bimbi capricciosi col padre che li lascia fare finchè può, per poi rimetterli in riga appena superato il limite della decenza. A me è piaciuta molto, sia per l'interpretazione di Bernthal, sia perché mostra ancora meglio la personalità forte e carismatica del capitano, che a modo suo tenta di essere galantuomo per quello che la situazione permette, come mostrato nel piccolo gesto di galanteria del sollevare il bicchiere della donna ;)

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