NEONOMICON di Alan Moore

Non dico di aver acquistato questa graphic novel per sbaglio, ma se avessi letto bene il titolo rendendomi conto che non era "Necronomicon" come m'ero convinto, forse mi sarei informato un po' meglio. Ma d'altro canto nella stringa per la ricerca su Amazon avevo scritto proprio il titolo del famoso libro dei morti, e questa opera di Alan Moore è apparsa tra i risultati. La svista è stata roba di un attimo.
Si certo, lo so che il Necronomicon è un'invenzione del grande Lovecraft (ma poi ne siamo davvero sicuri? Uhmmmmm?), ma quella sera ho voluto capire se ne esistesse una copia inventata di sana pianta. Così, per gioco. E mi sono ritrovato difronte questa copertina, il cui contenuto è nato da una delle penne più importanti della storia dei fumetti, mister Moore. Difficile resistere alla tentazione di acquistare un'opera che rappresenta visivamente gli incubi del maestro di Providence, scritta dalla stessa mente che ha partorito The Killing Joke (oltre che V per vendetta, The Watchmen e From Hell).
E allora cos'è che non mi ha convinto? La prima cosa è lo stile di disegno. La matita è quella di Jacen Burrows, il cui ricco curriculum vitae non comprende nessuna opera di mia conoscenza, il quale ha uno stile che non riesce a convincermi del tutto. Molto bravo nel rendere espressivi i protagonisti, ha un tratto però troppo pulito, che mi ha ricordato i disegni dei libretti illustrativi.
I colori poi, troppi.
Le opere di Lovecraft parlano dell'orrore celato nei recessi dello spazio, lì dove Cthulhu e la sua progenie maledetta riposano in attesa che le porte si riaprano. L'oscurità permea tutte le sue storie, per cui come si può rendere su carta le sue visioni come se fossero dei caleidoscopi coloratissimi? E' un contro senso.

E poi c'è la storia. Qui ci ho messo pure del mio, lo ammetto. Avendo preso quell'abbaglio sul titolo mi ero immaginato che quest'opera illustrasse alcune storie originali di Lovecraft particolarmente legate al mito del Necronomicon. Aspettattive insomma. E cos'è che riesce meglio alle aspettative? Essere disattese, of course! Anche questo quindi ha contribuito alla mezza delusione che mi sono vissuto. Quello che Moore si è inventato stavolta sono le origini dell'opera stessa di Lovecraft. Non che la trama sia da buttare, anzi parte anche piuttosto con le indagini dell'agente dell'FBI Sax sotto copertura per scoprire se e quali possano essere i collegamenti tra tre strani quanto efferati omicidi. Il suo particolare istinto nel trovare legami tra fatti apparetemene lontanissimi tra loro lo porterà in un locale (molto) underground di New York nel quale un strano tizio con mezzo viso nascosto da un velo gli spalancherà la mente su visioni terrificanti che condizioneranno la sua visione del mondo in maniera definitiva oltre che sconvolgente.
Fin qui la storia si fa leggere con gusto, poi è un lento declino. Non ho trovato le atmosfere oniriche e angoscianti che sono il marchio di fabbrica del grande autore di Providence, se non in qualche elemento qui e là. E' tutto troppo ostentato, troppo moderno e telefonato. Quello che dovrebbe essere il grande finale poi, finisce per rasentare il ridicolo, con questa assurda combriccola che si ritrova nelle fogne per trombare tutti insieme allegramente, senza distinzione di sesso ed età, al fine di attirare un essere umanoide che vive nelle profondità del mare e con un appetito sessuale che manco Obelix col cibo. Il fondo però lo si tocca con la scena della sega... No vabbè, mi risparmio il ricordo.

Quello che è chiaro è che Moore ha voluto marcare pesantemente la componente sessuale che si celerebbe nelle opere di H.P. Lovecraft. Lo scrittore, infatti, ha avuto una vita molto "particolare", tra una madre che gli impediva di uscire di casa quand'era piccolo perché, a suo dire, era troppo brutto, ed un unico matrimonio andato male lasciandosi dietro sospetti di asessulità nei confronti dello scrittore. Ma io, che so ingenuo, quando ho letto "Dagon", al posto del monolite che il povero cristo del protagonista scopre infondo al mare prosciugato non c'ho mica visto un fallo enorme: c'ho visto proprio un monolite. Perciò tutte ste seghe mentali di significati nascosti e doppi sensi li lascio ai cervelloni, io preferisco godermi le opere di Lovecraft per quello che sono, ovvero i migliori racconti horror di sempre. E se Alan Moore ci ha visto delle metafore di una sessualità repressa cavoli suoi, a me la sua scelta non è piaciuta.
Amen.


VOTO 6


"Si, beh, fottiti.
I tuoi scopamici mi uccideranno a fine settimana.
Se vuoi farlo prima tu, accomodati.
Ahh, cazzo.
Senti, se ti faccio una sega
mi lasci in pace finché
non smette di farmi male?"

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